BaskeTime intervista Kobe Bryant: «A Reggio sono a casa mia»

Kobe a Reggio, al campo "Franchetti", parla del suo legame con la città, del futuro del basket italiano e di Pallacanestro Reggiana

Kobe Bryant e Reggio Emilia. Un connubio che da anni prosegue ben saldo e l’asso ex Lakers che ha appena chiuso la sua carriera NBA come uno dei più grandi di sempre si è presentato in città per una capatina improvvisata o quasi.

Ad attenderlo tantissimi tifosi, che con scarso preavviso si sono precipitati in centro storico. In fretta e furia, avvisati dal tam-tam dei social e di whattsapp, venendo premiati da Kobe che ha intrattenuto tutti per un’oretta circa prima di concedersi alle interviste con i media.

«Sono cresciuto a Reggio, andavo in giro in bici con gli amici qui in queste zone e per me è davvero un posto speciale. Mentre arrivavo qui in auto con i miei compagni di Nike dicevo loro “pensate che sono diventato quel che sono qui, uno dei posti più lontani da Los Angeles del mondo”. Bellissimo».

Ha avuto modo di seguire la stagione di Pallacanestro Reggiana e del basket italiano?

Non molto, sono onesto, però mi hanno detto che Reggio sta andando davvero bene e di questo sono molto contento.

In questi giorni ha detto di volerlo aiutare questo basket italiano, ma che idee ha?

Iniziamo con dei camps e dei clinics, sperando di proseguire con una scuola che non insegni solo a giocare ma anche il contorno, quel che gira attorno alla pallacanestro: business, marketing, approccio. Ecco, questo sarebbe un sogno, l’avere una scuola in Italia che possa crescere i ragazzi a 360° anche potendo lavorare nel basket non solo come atleti.

Tornando al suo rapporto con Reggio, come mai è così legato alla città?

Trovo pace qui. Vedo le persone in giro che mi salutano “Ciao Kobe! Come va?” “Bene, grazie”. Mi lasciano tranquillo e questa è una delle cose che spiego alle mie figlie. Loro non possono girare per Los Angeles come persone normali, mentre qui si. C’è un amore differente a Reggio ed è quello che mi lega tanto a questo posto. E’ difficile per chi è cresciuto solo negli Stati Uniti capire questo. Qui potrei andare a prendere un gelato, girare con gli amici, fermarmi in una piazza.

E il ricordo più bello della “sua” Reggio?

Difficile trovarne uno solo. Mi viene in mente uno spettacolo, fatto a scuola quando avevo 12 anni. Io e mia sorella assieme ai compagni abbiamo ballato, un vero e proprio ballo intendo. Me lo ricordo bene, perché è stato divertente ed extra-basket. Ci siamo allenati tanto per farlo al meglio.

Ha mai pensato di entrare in società o comprare Pallacanestro Reggiana?

No, mai. Ma ora che me lo fate notare ci penserò…

Qui l’intervista video