La stagione in cui ci salvammo dalla retrocessione in B1 fu qualcosa di magico e particolare. E’ stato difficile, come vincere l’Eurochallenge tre anni dopo; stessa cosa. In quei giorni leggevo i giornali e nessuno ci lasciava una speranza. Eravamo condannati alla retrocessione, perché vincere tutte quelle gare in fila dopo che ne avevi vinte poco di più in tutta la stagione era impossibile – dicevano -.
Ci fu una mattina in cui lessi che la gara successiva era praticamente certo l’avremmo persa, contro Barcellona. Avevamo già perso prima di iniziare. Incredibile. Beh, vincemmo. E da quel momento qualcosa cambiò. Ricordo che durante l’ultima gara, contro Veroli, in casa, mi si avvicinò Scoonie Penn, che giocava per loro e che conoscevo bene. Mi disse: «Mi dispiace, sai? Mi sento male per voi, perché la nostra squadra sarà il motivo per cui voi retrocederete e perché tu e i tuoi compagni di squadra perderete il 40% dello stipendio a causa della retrocessione». Ridendo.
Li battemmo di 30 e ci salvammo. Una delle cose che mi rimase più impressa di quei giorni fu la passione e l’amore che coach Max ci mise. Verso di noi e verso la città intera.
Il nostro primo allenatore ebbe problemi di salute e non poté proseguire la stagione e allora subentrò Max. Quando ci arrivò la notizia, potevamo sentire tutto l’amore che aveva messo per raggiungere quel traguardo invadere la città. Ci furono diversi momenti duri, difficili, ma ce l’avevamo fatta.
Raggiungere i propri obiettivi e farlo così, nel finale, fu grandioso e davvero soddisfacente. Tre anni dopo vincemmo l’Eurochallenge, con tantissimi infortuni e problemi durante la stagione, ma quella salvezza fu qualcosa di incredibile.