Dopo aver conquistato due salvezze contro ogni favore del pronostico in tre anni, Sandro Dell’Agnello ha vissuto un’altra estate tormentata. La Juve Caserta è stata a un passo dal fallimento ma in extremis è riuscita a sistemare le cose e ad assemblare un roster che sarà stato messo in piedi in fretta, ok, ma che ha tutte le caratteristiche di una squadra che lotterà sempre.
Domenica, l’esordio, si terrà al PalaMaggiò proprio contro la Grissin Bon, un PalaMaggiò che può essere sempre un fattore.
«L’ultimo ricordo che ho del palazzo – conferma coach Dell’Agnello – è di 7000 persone che non solo ci hanno spinto, ma che veramente hanno giocato assieme a noi per spingerci verso la salvezza. Forse domenica non ce ne saranno così tante ma confidiamo tutti in tanto calore per restare tutti uniti».
Avete passato un’estate di vicissitudini. A che punto è la sua Pasta Reggia?
A causa di tutti quei problemi abbiamo costruito la squadra tardi, trovandoci tardi e i giocatori americani sono arrivati tardissimo. Probabilmente avremmo bisogno di altre due, tre settimane con gare di alto livello per testarci al meglio, ma non è possibile. Di certo ho avuto buone sensazioni in questo pre-campionato.
E infatti la sua Juve pare avere qualcosa in più rispetto allo scorso anno…
Credo anche io, e lo dico proprio basandomi su quelle sensazioni di cui parlavo. Abbiamo cambiato tanti giocatori e dovremo trovare la chimica, però da una prima impressione credo che potremo fare bene soprattutto in determinati aspetti del gioco. Spero si dimostri una squadra con attributi e che confermi queste mie sensazioni. Abbiamo caratteristiche opposte rispetto alla passata stagione in alcuni giocatori, quello sicuramente.
Avete scelto di affidare la cabina di regia a un giocatore che ultimante ha sempre giocato da guardia, vale a dire Edgar Sosa. Come mai?
Tutti conoscono Sosa come un point scorer, come si definiscono adesso, ma in queste prime gare ha dimostrato che sa essere un ottimo play ragionatore e che mette in ritmo i compagni. Poi dietro c’è Giuri, che ci da quella dimensione di “play di testa”. Ci sentiamo coperti perfettamente in quel ruolo.
Affrontare una Grissin Bon che ha cambiato in ruoli chiave ma che ha mantenuto un assetto solido.
Sì, se dicevo che ci sarebbero servite altre due tre settimane per raggiungere le altre squadre, per provare ad avvicinare la solidità di Reggio forse ci servirebbero cinque o sei mesi di rodaggio. E poi saremmo ancora dietro. Credo sia questa la caratteristica principale della squadra emiliana: giocatori in ruoli chiave che sono lì da anni così come coach e staff. Nel basket di oggi è un valore aggiunto inimmaginabile. Per noi è un cliente scomodo ma assolutamente motivante come esordio.
Domenica vincerà chi farà meglio cosa?
Storicamente i primi turni premiano le squadre che hanno meno svarioni durante l’arco della gara. Noi dobbiamo rimanere uniti il più possibile quando ne arriverà qualcuno.
Davanti c’è Milano, dietro un livellamento. Come la divide questa Serie A?
Ritengo ci siano cinque, sei squadre dietro a Milano che si giocheranno i primi quattro posti, con la solita outsider che compare tutti gli anni. Ma a parer mio c’è una crescita del livello in coda: lo scorso anno con Caserta c’erano cinque squadre molto meno attrezzate, mentre in questa stagione sembra si parta da una base molto più alta. Di certo non ci sono formazioni in grave difficoltà.