Ci risiamo. Un italiano che per scelta o costrizione – e di questo non ci interessa perché la “vera verità” la sanno solo in un pugno di persone – che va all’estero. E intendiamoci, dopo aver visto quel che sta facendo Nicolò Melli a Bamberg mica è poi così male in realtà questa scelta. Però un po’, da sentimentali e da affezionati alla propria sciagurata patria cestista, dispiace. Anche perché da Reggio si respira un’aria diversa. 

“L’altro” è Alessandro Gentile, che si guarderà in giro per poi approdare in un top team di Euroleague quale merita. Primo era stato Hackett, bistrattato e sempre sotto esame nello stivale (…in una parte) e che ad Atene ha trovato nuova linfa (secondo assistman di una squadra qualcuno di buono ce l’ha eccome), poi Datome che nella rotta Roma, Detroit, Boston,  si è fermato a Istanbul e sta confermando di essere un top player d’Europa. Una fuga di massa dal campionato che dovrebbe rappresentare la “Nazionale più forte di sempre”.




Poi c’è il capitolo degli NBAers che lasciamo da parte perché forse sfugge un po’ a un ragionamento da fare in poche righe e che risulterebbe carente.

Ecco, proseguiamo. Perché sotto c’è il sommerso – in parte -, cioè quella parte di italiani che non tutti conoscono, forse, ma che hanno optato per una crescita fuori dall’Italia. Mussini, Akele, Oliva, Zilli, Stefanini (ex Reggio che ha scelto da poco Columbia Univ.), Thomas Binelli, De Nicolao da ultimo non ultimo. Una pletora di giovani atleti che hanno optato per una scelta radicale, di vita e di basket.

Per crescere si emigra. Per giocare ad altissimo livello si emigra. Quando si è forti e con prospettiva si emigra…oppure si sceglie Reggio Emilia ad eccezione di Stefano Tonut (tipo…tutti gli italiani di livello o quasi e chi per Reggio fa il percorso inverso ma che ha un’autostrada verso il top d’Europa se un giorno vorrà, leggasi Della Valle).




 E noi stiamo qui a crogiolarci nel #TuttoUnAltroSport, dei loghi 3D, nella voglia di trovare per forza qualche ragione di spettacolo. E quando c’è da fare scelte di un certo tipo che indirizzerebbero crescita di atleti e team si evirano le società che volevano giocare l’Eurocup.

Siamo quelli che se un dito indica la luna, ci fissiamo sul dito e diciamo pure che è curatissimo. Ma attenzione che si avvicina sempre più l’alba e all’alba la luna sparisce rischiando di lasciarci lì a indicare le nuvole. Cioè la strada, naturale, alla quale siamo destinati se non sterziamo violentemente.