Sconfitta a Varese dopo una scialba prestazione ma Grissin Bon seconda in classifica e con otto vittorie in undici gare. E’ stata una gara non positiva quella contro la Openjobmetis ma non occorre drammatizzare, solo analizzare i perché di questo momento di flessione biancorosso.

Lo fa capitan Aradori, intervenuto alla presentazione della collezione footwear Adidas da TripleBasket.




Aradori, momento non brillante per la squadra, anche se il record è ottimo. Pare che vi siano due squadre in una che viaggiano a velocità differenti nella stessa gara…

Sicuramente andiamo in difficoltà fuori casa, quando giochiamo contro formazioni che vengono stimolate dall’affrontare Reggio. Giocano con aggressività doppia o tripla. Noi abbiamo qualche infortunio e abbiamo difficoltà ad allenarci al completo, anche se l’intensità è sempre buona. Così facendo vogliamo aiutare chi è in difficoltà e chi sta dando di meno. Però c’è un aspetto anche in questi ragazzi che non va sottovalutato: ci mettono grande impegno.

Ma cosa è cambiato rispetto alla Grissin Bon delle sette vittorie di fila?

L’unica gara negativa – in realtà – è stata contro Varese, mentre contro Brescia abbiamo disputato una buona partita e ce la siamo giocata. Le altre le abbiamo vinte. Domenica non siamo riusciti a mettere in campo il nostro atteggiamento mentale e la nostra fluidità offensiva; in questo siamo mancati davvero.




E passando a un aspetto molto positivo di questa prima parte di stagione: Aradori e Della Valle sono la miglior coppia di esterni della Serie A. Dopo il cambio di equilibri di questa estate non era scontato ci riusciste da subito. Dove nasce questa chimica immediata?

Il sistema di gioco è diverso dallo scorso anno. Ora possiamo correre e andare in contropiede, mentre lo scorso anno c’era molto attacco a metà campo. Io e Amedeo abbiamo “tirato la carretta” per mesi anche la stagione passata, assieme ad altri, perché i lituani sono stati fuori tanto e ci trovavamo bene anche in quel sistema. La nostra intesa è nata sul campo perché ci capiamo al volo e c’è un ottimo rapporto. Possiamo mettere in difficoltà le difese avversarie in tanti modi anche creando situazioni per i compagni.

Collegandosi al vostro rendimento: Alessandro Gentile se ne va, mentre a Reggio due italiani sono ai vertici della squadra. Perché i migliori emigrano o giocano a Reggio?

E’ un discorso globale, non solo legato ad Alessandro: l’Italia non è più un campionato top in Europa, perché non abbiamo strutture adeguate e siamo in difficoltà economica. Lo possiamo diventare nuovamente, ma ora come ora non lo siamo. I giocatori di livello vanno a giocare dove si può competere al massimo. Spero che Alessandro trovi il giusto ambiente e possa giocare al meglio, gli faccio un grande in bocca al lupo.




E a Reggio cosa c’è di diverso dal resto d’Italia? Come vi sentite voi italiani in questo contesto?

E’ un contesto positivo che ha – sul campo – dimostrato che questa scelta (di puntare sugli italiani, ndr) porta a risultati. Reggio ha dimostrato di poterti portare a vincere o a lottare per farlo. Poi sta anche a noi, perché se siamo qui vuol dire che abbiamo dimostrato qualcosa sia sul campo sia come persone. E’ un motivo di orgoglio quando ti sceglie Reggio, perché vuol dire che hai dimostrato di valere il top.