#teloricordi? – Silvano Dal Seno, un “ragioniere” sul parquet

Giocò a Reggio quattro campionati sul finire degli anni ’80 segnando 1.462 punti, quasi tutti dalla sua “mattonella” preferita

Dicono che sugli angoli sinistri del parquet di via Guasco in quegli anni ci fossero le sue iniziali. Perché, tra il 1986 e il 1989, quelle erano le “mattonelle” preferite di Silvano Dal Seno, ala biancorossa per quattro stagioni, attualmente consulente di un importante gruppo bancario e finanziario. Originario di Cologna Veneta (VR), Dal Seno ha cominciato a tirare a canestro nella Ferroli di San Bonifacio. Dopo aver giocato a Forlì (diventata sua citta d’adozione), Fabriano e Rimini, nel 1986 approda alla Pallacanestro Reggiana con cui disputa 141 partite segnando 1.462 punti (più di 10 di media). Dopo un’apparizione a Cantù (con vittoria in Coppa Korac nel 1991), termina la carriera tra dilettanti nel Forlimpopoli.




Dal Seno, fa ancora canestro da quella mattonella?

Ormai gioco a basket soltanto al campetto per puro divertimento. Avendo però da poco compiuto 57 anni mi dedico a sport più tranquilli, come la mountain bike e il paddle.

Silvano Dal Seno contro Alberto Tonut in maglia Cantine Riunite

I palasport li frequenta?

Sono un abbonato della Pallacanestro Forlì, vedo molte partite.

E la Reggiana?

La seguo sempre con simpatia. A Reggio ho trascorso quattro splendidi anni, e ci sarei rimasto anche di più. Vedo che giocate ancora in via Guasco! Quanta passione su quegli spalti. Mi fa piacere che negli ultimi anni la Reggiana sia diventata una società di vertice a livello nazionale.

 

E’ vero che fu acquistato perché contro i biancorossi sfoderava sempre prestazioni super?

Così mi hanno detto. In effetti contro le Riunite mettevo quasi sempre un bel “trentello”. Allora giocavo nel Rimini. Arrivai a Reggio in punta di piedi, anche perché sostituivo un mostro sacro come Orazio Rustichelli. All’inizio non fu facile.

In quella squadra giocava un certo Roosevelt Bouie.

Grande Roosevelt. Era la felicità fatta persona, una presenza sempre positiva. In campo e negli spogliatoi.

Con chi divideva la camera in ritiro?

Con un altro grande giocatore, Dale Solomon. So che ora fa lo “sceriffo” da qualche parte negli States. Ma anche lui era simpatico. Mi ricordo che in ritiro in montagna si alzava all’alba per prepararsi dei frullati con le uova crude che a pensarci mi viene ancora il vomito. Io rispondevo proponendogli con un bel piatto di pasta. Ma lui resisteva. Aveva un fisico impressionante, Dale. Chissà che non fosse anche merito di quei frullati…




E’ ancora in contatto con qualche ex compagno?

Certo. Anche grazie a Fb ho mantenuto alcune amicizie, da Bouie a Fischetto, da Spaggiari allo stesso Rustichelli. L’anno scorso ho fatto le vacanze a Formentera nel villaggio di Angelo Reale. Con Montecchi abbiamo anche giocato insieme ai campionati del mondo veterani a Praga. Piero è un grande sportivo, io non avevo tutto il suo talento. Lui mi definiva un “ragioniere” sul campo.

Silvano Dal Seno nel 2017

Per uno che ora fa il promotore finanziario è un bel complimento.

Sono sempre stato appassionato di finanza. Ricordo che in palestra mi presentavo con il “Sole 24 ore” sotto il braccio. E non ero l’unico: a Rimini con Ferro, Ottaviani e Cecchini spesso ci attardavamo dopo gli allenamenti in discussioni finanziarie.

Guardandosi indietro, ha fatto la carriera che meritava?

Sì, anche perché ho fatto tutto io, nessuno mi ha regalato nulla. Forse l’unico rimpianto è quello di aver “visto” poco la Nazionale. Credo dipendesse anche dal fatto ho che sempre giocato in provincia: Rimini, Forlì, Reggio, Fabriano, Cantù. A quei tempi giocare a Milano o Roma forse ti garantiva maggiore visibilità.

Le piace il basket di adesso?

Lasciarsi andare alla nostalgia sarebbe troppo facile. Dico soltanto è che un basket diverso. Ma non per questo migliore, o peggiore.

Gabriele Cantarelli