Reggio sta scoprendo Garrett Nevels non solo per le sue doti sul campo, ma anche come persona al di fuori. Ecco cosa ci racconta il californiano della Grissin Bon.
Atletismo, punti – e su questo non vi era dubbio alcuno – ma soprattutto tanta voglia e abnegazione. Merce non sempre comune per un americano in pre-season.
Ma Garrett Nevels sembra diverso. È diverso.
Lo si capisce dalle piccole cose, non solo cestistiche. Sembra quasi tagliato dal sarto per quel famoso adagio legato alla scelta degli stranieri che giocano a Reggio: “Uomini, prima che giocatori”.
Il californiano è giunto in maglia Grissin Bon e gara dopo gara sta crescendo di colpi. I 24 punti di ieri contro l’Avtodor, che hanno seguito i 18 della gara contro la Virtus, stanno mettendo in luce tutte le sue doti.
«Abbiamo disputato due buone gare – commenta la guardia ex Forca Lieida – ma il lavoro da fare è ancora tanto».
Se ne dovesse scegliere una, in specifico, da migliorare?
La chimica sta crescendo, ed è fondamentale. Lavorare insieme, duramente, in allenamento ci aiuterà a crescere. Ci sono diverse cose da sistemare ancora e considerate che dobbiamo inserire quattro giocatori in maniera stabile. Di certo la strada imboccata è quella giusta, lo vedo.
E a livello personale? Sembra in costante crescita…
Il coach mi ha chiesto di giocare aggressivo. Qualunque cosa faccia, l’aggressività deve essere la base. Sto cercando di perfezionarmi in base alle esigenze della squadra; partiamo da questa base.
Primo mese a Reggio, come va?
Molto bene, sia personalmente che come squadra.
Sappiamo che è andato da solo ad acquistare la scheda Sim italiana. Sa che non è una cosa comune, per un giocatore americano, arrangiarsi in questi aspetti?
Sí (ride Nevels). Ma mi trovo in una situazione per la quale mi sento davvero benedetto. Avevo bisogno di un numero telefonico, ho noleggiato una bici e mi sono fatto un giro. Ho trovato il negozio è ho comprato la scheda. Mi piace vivere la quotidianità.
Infatti ha postato una stories di Instagram nella quale era quasi commosso per la casa nuova che la società le ha dato.
È incredibile, é stupenda. Io vengo dal basso, sono di quelli di cui si dice “start from scratch” (partito da zero, ndr); sono arrivato in Europa partendo dalla quarta serie spagnola, poi dalla seconda e ora mi ritrovo nel professionismo al più alto livello. Lo sento davvero come una benedizione, tutto quello che mi sta accadendo. Lavoro per meritarmela.
Sa che Reggio si innamora delle persone vere, prima che dei giocatori?
Lo scoprirò. Ma io sono questo tipo di persona: voglio vivere la mia vita oltre al basket e il fatto di aver giocato in tanti posti, in diverse parti del mondo, mi ha insegnato una cosa: ognuno di essi ha qualcosa da offrirti di positivo. Devi saperlo cogliere mentre fai la cosa che ti piace di più, cioè giocare a basket. Reggio è una città più grande rispetto alle ultime in cui sono stato, ma già mi piace.
Altra cosa non comune: ha scaricato un’App per la traduzione istantanea in italiano e sta imparando già qualche parola.
E’ vero. Ci provo, “poco a poco” (dice Nevels con perfetta inflessione italica, ndr). Ma ve l’ho detto, voglio calarmi nella cultura in cui vivo. Penso sia fondamentale anche per rendere al meglio in campo e lavoro perchè sia una grande annata sotto tutti i punti di vista.