Era un bivio. A destra si sarebbe guardato in sù, a sinistra la certezza di avere ancora troppi difetti per farlo avrebbe giocoforza costretto a guardarsi dietro. La Grissin Bon ieri sera non ha scelto: ha subito la scelta del campo. Sinistra, si guarda dietro.
Il campo, l’unico capace di dare solennità ai verdetti, ha detto che questa squadra in questi ultimi due mesi aveva costruito qualcosa che non ha chiuso a chiave e, all’ultimo minuto, questo “qualcosa” ha sfondato la porta ed è uscito.
Crediamo fermamente che questo roster, con Cervi, sia da playoff, ma lo 0-6 iniziale e la sconfitta di ieri sera ti portano a dover fare una riflessione su alcuni aspetti e a guardare la realtà.
Questa squadra palesa deficit di attributi evidenti quando la gara sembra avere il pronostico sbilanciato a proprio favore. Inutile negarlo: nelle partite che sembrano Everest o che la chiamano a dimostrare di non essere inferiore all’avversaria, Reggio tira fuori sempre la grande prestazione. Vittoria a Venezia, a Gerusalemme, con il Bayern, con Limoges, ottima prova contro Milano seppur persa, vittoria a Cremona in “quattro gatti”.
Poi? Poi il contraltare sono le prove in cui ti aspetti la svolta, che non arriva mai. Mettiamoci la sfortuna, gli errori, mettiamoci quel che volete, ma alla fine il risultato parla chiaro.
E allora questa squadra, quella nuova, quella con White, Chris Wright e Llompart (Pedro…we miss you in Serie A), è nata per lottare per qualcosa di più ma si trova ingabbiata in una classifica non propria da cui fatica a uscire o è semplicemente una squadra con delle falle che deve cercare di vincere gara dopo gara e poi guardare quanto distante è il fondo? (0-6 iniziale, ultima, poi 5-2, seconda, fino a ieri)
Il campo dice che la verità sta nel mezzo, ma ci chiediamo da dove derivino certi approcci quando si ha questo roster a disposizione.
Ieri sera si è persa l’occasione per prendere davvero il bivio, per provare a costruire qualcosa. E siamo sinceri: questa acqua sul fuoco costante del “siamo da salvezza” non è che sta diventando controproducente? I giocatori non sono “da salvezza” e spesso quando le squadre sono costruite per lottare per qualcosa di più grande e si trovano invischiate nella lotta per salvarsi steccano, inciampano, si incartano su se stesse.
Non sarebbe meglio dire che questa squadra ha avuto grandi problemi di costruzione, ha pagato scelte sbagliate e ora certe scelte si portano avanti in barba a quanto dicono il campo e la realtà delle cose, ma che si deve pretendere di più? Si deve pretendere che Reggio abbia uno step di maturità, rispettando ogni avversaria ma ammettendo che con alcune questo roster centra poco? Questione di approccio.
Non siamo preoccupati, solo rammaricati. Perché ci sembra un 2.0 che va a metano. E mai vorremmo che tutto questo approccio “umile” diventasse un alibi per qualcosa che si poteva ottenere ma non si è ottenuto.