Brynton Lemar, guardia di 193cm per 89kg, di San Diego, è la nuova guardia della Unahotels Reggio Emilia.
Arriva per dare una svolta tecnica e prendere il posto (in altro ruolo) di Josh Bostic.
Che giocatore è il californiano? Andiamo a scoprirlo con la nostra rubrica che risponde alla domanda madre di tutte: “ma èl boun?”
Chi è Brynton Lemar?
È una guardia, che ha iniziato la sua carriera a Nancy in Pro-B francese per poi giocare nelle top division di Ungheria e Polonia.
Entrambe le sue buonissime (a detta degli addetti ai lavori e scout) esperienze nell’est Europa hanno messo in luce un giocatore che è stato capace di confezionare buoni numeri e farsi voler bene da compagni e società.
L’esperienza al Gaziantep non è stata così positiva anche a causa delle responsabilità e del ruolo cucitogli addosso dalla società turca, non idoneo al tipo di giocatore che è Lemar.
Che caratteristiche ha?
Non è un creatore di gioco primario. La sua carriera finora dice che usato da secondo terminale è molto efficace. E’ reattivo con la palla, prende decisioni rapidamente, è un giocatore di “flow”. Non è condizionante a livello offensivo e gioca prevalentemente senza palla, fungendo semmai anche da creatore secondario ma solo se non responsabilizzato esclusivamente su questo aspetto (bene affiancarlo a Taylor).
Dimensione di slashing (attaccare il ferro) di buon livello. Finisce bene al ferro, ha sinistro e destro, ha il floater, ha visione di gioco, è creatore di vantaggi da 1vs1.
Va messo in condizione di avere: un play e tiratori di livello accanto. Non va chiesto a lui di fare né il play né lo shooter puro.
In difesa si impegna, sa dare fastidio sulla palla per la sua rapidità e in questi ultimi due anni ha migliorato la capacità di leggere l’attaccante e mettergli pressione. Caratteristica nella quale è evidentemente cresciuto.
Ha tiro dall’arco a rimorchio e sui ribaltamenti. Per l’idea di gioco di Antimo Martino – a detta degli addetti ai lavori – è un buon innesto.
Quali debolezze ha?
Non è verticale, non esplosivo, ecco, seppur abbia atletismo. Fisicamente è più contenuto – come dimensione – di Bostic. Non ci aspettiamo un giocatore che salta sui difensori schiacciandogli in testa. Come detto sopra, va messo in condizione di non avere responsabilità troppo differenti da quelle che si sposano con le sue principali caratteristiche. In Polonia e Ungheria veniva usato così e ha fatto bene. Al Gaziantep gli si è chiesto di fare play, realizzatore e leader e non ha reso più di tanto per quelle aspettative.
Non è leader, non trascina la squadra; ha bisogno di essere inserito in un contesto tecnico equilibrato per farlo rendere.
Come rotazioni difensive è ancora acerbo e l’aver giocato spesso in squadre non di primissima fascia ungheresi e polacche sicuramente non lo ha aiutato a crescere in questo fondamentale.
Second ender e second creator, appunto.
A chi assomiglia tra i giocatori che conosciamo, nel miglior dei casi?
Questa comparison ammettiamo che ci ha messo in difficoltà. Allora ci siamo presi la licenza di fare una fusion:
– Garrett Nevels, ma più forte e non così testardo e con personalità negativa in attacco
– Troy Bell, ma meno fisico e meno “freestyler” col pallone in mano
– Aleksa Avramovic, ma meno perimetrale e non così talentuoso
Perché ha scelto Reggio?
L’esperienza in Turchia non è stata quel che lui e la squadra si aspettavano, ma veniva da un crescendo di carriera negli anni precedenti. Un po’ come Taylor, seppur a livello un po’ più basso. Vuole rilanciarsi in un campionato di prima fascia e in una squadra che gioca anche in Europa, giocando per un coach che gli chiede quel che lui è.
Ma “èl boun”?
Non aspettiamoci un crack del campionato. Nemmeno quello che arriva ne piazza 25 a sera e domina. Va contestualizzato, va fatto rendere (vedi sopra).
Se invece parliamo di quanto è “fitted” come si dice in un orrendo anglicismo, con la volontà di cambiare pagina tecnica della Pallacanestro Reggiana, beh, secondo noi è una scelta giusta. Non ingombrante, utile, non prima donna.