Sessanta giorni di campionato. Circa. Qualcuno di meno per esattezza. Cambia poco. Sessanta giorni di UnaHotels 2022/23 che possono essere riassunti con una parola: sofferenza.
Per questa breve analisi vogliamo partire da alcuni numeri, che servono sia da linea guida al ragionamento sia per avere ben chiaro di cosa si sta parlando.
Il record della squadra biancorossa è 4W-8L tra LBA e BCL. In Coppa il cammino ci sentiamo di dire che è lineare, inutile gettare tutto nel fuoco e dire che anche lì non va come dovrebbe andare. In campionato invece è gravemente insufficiente.
Peggior attacco con 70.8 punti realizzati (la penultima ne segna 5 in più), penultima percentuale da 3, terzultima tra le palle perse.
ATTACCO
Difficile (per non dire impossibile) trovare una identità in questa Unahotels. Sono passati tre mesi e mezzo dal raduno e questa squadra sembra essersi trovata da pochi giorni. Attacchi farraginosi, tiri spesso presi allo scadere dei 24″ per incapacità di costruire azioni fluide, palle perse a ripetizione per provare a eseguire forzatamente qualcosa. Coach Menetti non ha saputo dare un carattere a questa squadra, che ha dei signori talenti ma che semplicemente non riesce a capire cosa fare per farli rendere al meglio; e la mancanza riteniamo che sia proprio del coach reggiano, al netto dei problemi fisici, degli infortuni ecc.
Gli alibi sanno a zero, perché anche in presenza di una rotazione completa i biancorossi danno solo a tratti l’idea di sapere dove vogliono andare, cosa vogliono fare, quale sia l’idea offensiva. A inizio stagione era “alzare il ritmo”, ma già dopo due, tre gare si è capito che questa squadra non è da corsa ma da gioco a metà campo con qualche giocatore che – spot – può alzarlo. Ora si prova a giocare a metà campo, correndo solo in qualche occasione di transizione, ma dopo qualche sprazzo contro Brindisi, Pinar (andata e ritorno) e Virtus, si è tornati a fare male tutto: correre e camminare.
16 conclusioni realizzate ieri a Scafati sono un dato sconfortante ma che rispecchia perfettamente quello che Reggio riesce a fare oggi in campo: nulla.
Guardare le partite è francamente frustrante e lo spettacolo offerto ieri dalla stessa Reggio e dai campani è stato di basso livello di A2.
ROSTER
Errori su errori con qualche buon innesto. Reuvers e Anim sono prese buone, stanno mostrando già in questa nebbia biancorossa di avere valore. Vitali è fondamentale. A questo aggiungiamo che chi sembrava un fromboliere l’anno scorso oggi assomiglia a un pulcino bagnato e spaurito.
Robertson è saltato non solo perché non è un cuor di leone, ma anche perché la scommessa di renderlo handler secondario è stata un fragoroso buco nell’acqua. Lui ci ha messo del suo smettendo anche di fare quel che sa fare a occhi chiusi, vale a dire canestro, ma questo deriva anche dalla totale confusione che regna nell’attacco reggiano.
Funderburk non è il giocatore visto qui e la prima gara in Israele (18 e 4r con 10 liberi tentati lo dimostra) lo ha certificato (e anche con Saratov lo avevamo visto, lo scorso anno), ma qui non sapeva dove era finito anche perché quel tipo di ruolo in questa squadra andava assegnato a un lottatore, a un leone, a un giocatore atletico, attivo, con punti nelle man di certificato valore.
Ora si corre ai ripari. Si prenderà una combo più 1 che 2, si proverà a far rendere Burjanadze che però – sia chiaro – non ti tira fuori le castagne dal fuoco quando è ora, è un mestierante che va bene come comprimario in una squadra che funziona. Oggi osservarlo in questa Unahotels fa chiedere se davvero serve. Ma qui sospendiamo il giudizio, perché salvo rari casi oggi questo roster è francamente ingiudicabile tanta è la pochezza che esprime.
Potremmo fare disamine tecniche a non finire, ma ci risulta superfluo farle ora perché sappiamo bene che alcuni giocatori non sono neanche parenti con quelli che oggi calcano il parquet.
COACH
La scelta di un ritorno al passato avrebbe portato con se l’inevitabile fardello del confronto uno col tuo stesso passato e due con la stagione brillante dell’anno scorso. Scelta voluta dalla dirigenza e avallata dalla proprietà, con un roster che sulla carta ha talento ed è plasmato per stare nei primi otto posti.
Ora Menetti deve affrontare non solo la pressione di una prima fase di stagione gravemente insufficiente anche per proprie responsabilità tecniche evidenti a tutti, ma accentuata anche dagli stessi confronti, ineluttabili.
Oggi il “Menetti 3” è da valutare come sopra e da lui ci si aspettava tutt’altra impronta, almeno per quanto riguardava la personalità della squadra. Oggi non c’è. E non c’è neanche una identità. Essere ultimi con questo roster rappresenta un giudizio chiaro di quanto è stato fatto nei primi mesi: gravemente insufficiente.
La Coppa è uno zuccherino.
I problemi si possono avere, ma in questa squadra – sul campo – ce ne sono talmente tanti che risulta impossibile a oggi trovare una squadra peggiore di Reggio in LBA e altresì pensare che di punto in bianco scatti qualcosa per invertire dal nulla l’inerzia.
Il ritorno al PalaBigi è stato – per ora – una via crucis nella quale si sta assistendo esattamente a quello che il tifoso reggiano non vorrebbe mai vedere, vale a dire una squadra senza anima. In qualche modo è urgente cambiare rotta perché non è tardi se guardiamo il calendario, ma per quanto sta esprimendo la Unahotels 2022/23 non vediamo luce in fondo al tunnel.